Chiesa di San Francesco Borgia

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Chiesa di San Francesco Borgia
Prospetto
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàCatania
IndirizzoVia Crociferi, 17 - Catania
Coordinate37°30′14.2″N 15°05′04.3″E / 37.503944°N 15.084528°E37.503944; 15.084528
Religionecattolica di rito romano
TitolareFrancisco de Borja
Arcidiocesi Catania
Stile architettonicobarocco
Inizio costruzioneXVIII secolo
Sito webwww.regione.sicilia.it

La chiesa di San Francesco Borgia è una chiesa Cattolica di Catania, ubicata in via dei Crociferi, la strada più scenografica del barocco della città, nel quartiere Terme della Rotonda.

Prospetto e ingresso Collegio Gesuitico.
Via dei Crociferi

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Epoca spagnola[modifica | modifica wikitesto]

A Catania i Gesuiti giungono nel 1556 per volere del vescovo riformatore Nicola Maria Caracciolo che affida loro il compito dell'insegnamento della dottrina cristiana in 14 chiese. Con un accordo, stipulato il 9 febbraio 1556 fra i Giurati della città, il vescovo e la Compagnia di Gesù, ai religiosi dell'ordine fu ceduta l'antica chiesa della Santissima Ascensione ed alcuni locali con annesso ospedale rimasto vuoto dopo la fusione con l'ospedale di San Marco. La chiesa era ubicata in prossimità della chiesa di San Nicolò l'Arena e monastero dei benedettini.

Il progetto di ampliamento della chiesa della Santissima Ascensione, la costruzione di un piccolo collegio e di una casa di probazione fu affidato all'architetto gesuita Giovanni Tristano nel 1565. Il collegio fu destinato a sede universitaria e ampliato grazie ai sussidi del re. L'edificio fu completato attorno al 1578, su probabile disegno dell'architetto gesuita Francesco Schena.

Il terremoto e la ricostruzione[modifica | modifica wikitesto]

Il terremoto del Val di Noto del 1693 distrusse l'aggregato gesuitico che fu ricostruito su progetto dell'architetto fra' Angelo Italia nello stesso sito tra il 1698 ed il 1736. Nel 1713 sotto la direzione dell'architetto Stefano Masuccio, iniziarono i lavori per impostare i pilastri del cappellone della chiesa. Negli anni compresi tra il 1726 - 1740 i lavori conclusero le opere di finitura all'interno della chiesa.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dotata di uno scalone a doppia rampa, ha una facciata molto lineare in stile accademico romano. Si svolge su due ordini di colonne binate in marmo.

L'interno è a tre navate molto ampie e luminose. Gli altari laterali sono in marmo e presentano delle pale di pittori catanesi del XVIII secolo. Nella controfacciata è addossata una balconata con gelosia sostenuta da mensole a foglie d'acanto e parapetto decorato con tre stemmi sormontati da corona.

Altare maggiore[modifica | modifica wikitesto]

L'altare maggiore, pregevole lavorazione in pietre dure, agate e diaspri siciliani con colonne in agata verde. Il manufatto è ornato da due statue di angeli e dalla figura dell'èEterno benedicente, al centro è collocato un dipinto ad olio su tavola raffigurante la Madonna di Santa Maria Maggiore, quadro donato a San Francesco Borgia. Copia eseguita nel 1567, l'originale è custodito nella basilica di Santa Maria Maggiore di Roma.

Gli affreschi della cupola, risalenti al 1760 circa sono opera del catanese Olivio Sozzi, realizzati con la collaborazione del genero Vito D'Anna. Nella decorazione domina la figura di Cristo, mentre nei pennacchi della cupola, le quattro figure rappresentano i continenti evangelizzati dalla Compagnia di Gesù: Europa, Asia, Africa e America.[1]

Opere documentate[modifica | modifica wikitesto]

Ospedale della Santissima Ascensione[modifica | modifica wikitesto]

  • 1396, Ospedale fondato da Bartolomeo Altavilla, giudice della Regia Curia.

Chiesa della Santissima Ascensione[modifica | modifica wikitesto]

Luogo di culto associato all'Ospedale della Santissima Ascensione.

Collegio gesuitico[modifica | modifica wikitesto]

Collegio dei Gesuiti[2] intagliatore Filippo Palazzotto.

  • Collegio delle Arti.[3]

Casa di Probazione[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Pagina 121, Pietro Pisani, "Osservazioni sulle antichità di Selinunte" [1], Poligrafia Fiesolana, 1825.
  2. ^ Francesco Ferrara, pp. 358, 459 e 385.
  3. ^ Francesco Ferrara, pp. 547.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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